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      Perciò il parlamento stabilì di fissare un altro donativo di dieci mila scudi da pagarsi in tre anni, acciò con quel denaro si riattassero le vecchie torri, si fabbricassero le nuove, e si provvedessero le une, e le altre di diligenti custodi, e di tutti gli strumenti necessarî a discuoprire le navi, che scorreano per il nostro mare (1094).
      Dagli atti di questo parlamento ricavasi, che fosse allora molto gradito il governo di questo vicerè; imperocchè non solamente scorgiamo in essi profuse le lodi a questo cavaliere, come a colui, che coll’opera sua avesse allontanato interamente dal regno il pestifero morbo, e avesse resa la tranquillità alla Sicilia, esercitando il rigore della giustizia contro i delinquenti, e promovendo l’agricoltura, ch’è l’unica fonte, da cui tragge il regno le sue ricchezze; ma veggiamo ancora i fatti corrispondere alle parole; avvengachè oltre il solito donativo, che ne’ [239] parlamenti ordinarî si facea a’ vicerè di cinque mila fiorini, gliene fu fatto un altro più considerabile di venticinque mila scudi. Bisogna nondimeno a di lui gloria avvertire, ch’ei ricusò generosamente questo dono, dichiarandosi che non volea introdurre codesto abuso; e siccome gli ordini dello stato tornarono a supplicarlo acciò gradisse questo attestato del loro amore, si protestò che se continuavano a pressarlo, non avrebbe richiesto al re alcuna grazia a loro favore. Solo accettò l’atto, con cui erano dichiarati regnicoli egli, e i due signori Pompeo, e Prospero Colonna.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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