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      Ivi si trattenne il vicerè sino alla fine dell’anno 1590. Volendo poi riparare alla carestìa, che molestava in quell’anno la Sicilia, e che minacciava di più tribolarla nell’anno di appresso, giacchè la ricolta di quell’anno era stata più infelice di quella dell’anno 1589, si applicò seriamente a trovare gli espedienti più opportuni, perchè la Sicilia non perisse.
      Questo è lo scoglio, in cui urtano per lo più i governanti, quantunque sieno accortissimi, e che fa sudare i politici i più consumati nello studio della economia. Gli estremi rimedî sono perniciosissimi. Se si obbligano i possessori dei grani a rivelare esattamente sotto pene gravissime i frumenti che tengono conservati, e si prefigge un determinato prezzo ai medesimi, si va a rischio di perdere anche quelli, che vi sono; avvegnachè costoro, sperando di divenir ricchi, seppelliscono di buon’ora i loro grani; e poi o mentono nel rivelarne la quantità, acciò crescendo la penuria possano di soppiatto venderli più caramente, o non li palesano, quando i prezzi ne sono cresciuti, per timore di esser soggetti alle pene stabilite dopo un dato termine nei bandi. Inoltre se si prefigge una data quantità di pane, o di farina per ciascheduno individuo, affinchè i frumenti possano bastare ad alimentare tutti, allora si accresce notabilmente la fame; ognuno cerca di provvedersi per l’avvenire; e colui che in tempo di abbondanza si satollava con poco pane, per una metamorfosi, che non sa capirsi, ma che nasce dalla privazione, ne ha bisogno di più, e di più in effetto ne mangia.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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