L’elezione di Giovanni Ventimiglia per presidente del regno, non v’ha dubbio che fu proposta, e procurata dal conte di Olivares; ed è perciò che alcuni nostri scrittori lasciarono scritto, che lo stesso conte ne spedì il dispaccio viceregio, e che poi questa scelta fu autorizzata dalla corte di Madrid, che lo confermò per altri due anni in questo impiego (1201), il che è falso. Ne conoscea egli il valore, e la prudenza nel maneggio degli affari, di cui avea date frequenti riprove nell’uffizio di strategoto di Messina, che avea con tanta gloria esercitato. Nel partire lasciò al marchese di Geraci alcuni avvertimenti intorno al governo di Sicilia, che mostrano il filosofo pensante, i quali furono indi dati alla luce con quelli del conte di Castro, che di poi fu vicerè nel nostro regno (1202).
      Preparandosi per l’anno seguente 1596 nuovamente la flotta in Costantinopoli da Maometto III successore di Amuratte, volendo il re Cattolico custodire il nostro regno, ordinò al Doria che preparasse la sua squadra di galee, e marciasse verso Messina; e richiese gli aiuti delle potenze cristiane, e quelli ancora della religione di Malta (1203). Arrivò infatti il Doria, essendo alla testa di settantacinque galee, non comprese le navi da carico, e spedì tosto 35 triremi comandate da Carlo suo figliuolo verso Levante per far qualche preda contro i Turchi, e sapere lo stato della flotta ottomana (1204). Udendo poi al ritorno delle galee, che non era che temersi per quell’anno, licenziò i legni del papa, del gran duca, e dei Maltesi, e fatto un giro nei mari d’Otranto, se ne tornò a Genova.