Un aneddoto alquanto disgustoso ai Palermitani compì il governo del marchese di Geraci, che ci lasciarono registrato il Paruta (1207), e il Talamanca (1208). Era stato eletto in questo anno 1597 per pretore della capitale Ferdinando Gravina marchese di Francofonte, che non era palermitano. I senatori, alla testa dei quali era Fabrizio Reggio, uniti a Pietro Opezinghi sindaco della città ricusarono di dargliene il possesso, e fecero un atto, con cui dichiararono che non essendo il Gravina cittadino palermitano, non poteano contro i privilegi della città dargli il possesso della carica di pretore, e che perciò era da consultarsi sua maestà cattolica. Questa risoluzione del senato, e del sindaco irritò l’animo del marchese di Geraci dispiaciuto che non si fosse a sè ricorso; e senz’altro a’ 27 di ottobre privò di uffizio i senatori, ed il sindaco, e li fe carcerare, senza voler giammai, fin che fu presidente del regno, piegarsi a perdonar loro. Elesse poi altri soggetti invece dei deposti, ma insieme persuaso che la elezione del marchese di Francofonte non cittadino era irregolare, scelse un nuovo pretore, cioè Vincenzo Bologna marchese di Marineo. Questa violenza usata al senato dal suddetto presidente fu riprovata dalla corte, come or ora saremo per dire.
     
      CAPO XII.
      Bernardino de Cardines Duca di Macqueda vicerè. Giorgio de Cardines suo figliuolo presidente del regno.
      La elezione di questo vicerè fu fatta fin dal mese di ottobre dell’anno 1596. La [264] cedola reale data all’Escuriale è dei 5 del detto mese, ed anno (1209); nè noi sappiamo per qual cagione egli abbia tanto indugiato a venire, essendo certo che ei arrivò in Palermo al primo di aprile 1598. Trovavasi egli vicerè e capitan generale nel principato di Catalogna (1210), e la sua saggia condotta indusse il re Filippo II a darlo per successore nel nostro regno al conte di Olivares.