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      Accepitque suam Curia tota Domum.
      Regia celsa novas aedes, seriemque columnarumInduit; ipse Afris terror, et ipse reis.
      Pacavi aequoreas sedes, urbemque, viasque.
      Mox cecidi, cita mors optima quaeque rapit.
      Trovandosi egli disperato da’ medici, e vicino a morire, nè avendo dalla corte veruna istruzione intorno al successore, fe esaminare da’ giureperiti, e dal sacro consiglio, se potea nominarlo da sè stesso. Era allora avvocato fiscale del real patrimonio Mario di Gregorio, cui fu particolarmente rimesso questo esame, il quale con suo voto, che fu poi reso pubblico colle stampe in Palermo l’anno seguente 1602, fu d’avviso ch’ei potesse farlo, previo il consenso del sacro consiglio, e perciò egli chiamati i consiglieri lo stesso giorno, in cui morì, col loro voto dichiarò presidente del regno [269] Giorgio de Cardines marchese di Elci suo primogenito, come costa dall’atto vicereggio (1238).
      Fu questa elezione applaudita universalmente da’ Siciliani. Il marchese di Elci, quantunque ancor giovane, era fornito di quelle virtù, e qualità, che adornar debbono un governante: manieroso, gentile, amante della giustizia, imparziale, disinteressato traggeva a sè i cuori di tutti; e quindi era al pari del padre amato, e rispettato dalla nazione, la quale sperava sotto un così saggio cavaliere di continuare nella felicità, di cui per due anni goduto avea. Il re Cattolico ne approvò la scelta, e lo confermò nella carica di presidente del regno per lo spazio di tre mesi, sino che poi si determinò di mandare in Sicilia un nuovo vicerè. Volle il marchese di Elci, che l’esequie al padre si facessero colla maggiore possibile pompa, e perciò ne fu differita la solennità sino a’ 7 di gennaro dell’anno seguente 1602. Di esse abbiamo una distinta relazione nel giornale Mss. del Paruta (1239), che può osservarsi nella biblioteca del senato di Palermo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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