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      Ma non era quella la circostanza per i soldati di adorare Gesù Cristo; doveano starsene agli ordini del loro comandante, e perciò punto non curando lo sventolamento di quella altrevolte terribile bandiera, cominciarono a sforzare la porta del palagio. Vedendo gli inquisitori inefficace il primo rimedio, ne tentarono un altro, buttando dalle finestre alcuni viglietti di scomunica contro le milizie. Ma se la vista del Crocifisso non iscosse gli animi degli aggressori, molto meno poterono muoverli le carte della scomunica; e perciò continuando ad eseguire i comandi del vicerè, fecero leva al portone, e buttatolo a terra si aprirono la strada per entrare.
      Sono fino a questo punto d’accordo il giornale Mss. del Paruta (1243), e le memorie storiche [271] del Caruso (1244), che sono i due scrittori, che registrano questo singolare aneddoto, ma discordano nel racconto di ciò che seguì. Il Paruta attesta ch’entrati il contestabile, e i soldati col boja in quel palagio, non vi trovarono persona alcuna; forse gl’inquisitori, e i loro familiari ne erano scappati per la porta segreta: il Caruso all’incontro racconta che gl’inquisitori non si mossero, e che per conciliarsi maggior rispetto si ferono trovare vestiti pontificalmente in una sala assisi sul loro tribunale, e circondati da’ loro ministri, e che entrati ivi i soldati col nunzio dell’arcivescovo, questi presentò a’ medesimi la risposta del suo prelato al monitorio minacciante l’interdetto, e di poi il contestabile colle milizie si ritirò, senza fare oltraggio nè agl’inquisitori, nè alla loro gente.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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