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      Discordano ancora i mentovati autori intorno all’esito di questo affare, giacchè il primo dice che in capo a poco restò la contesa sopita, essendosi contentati gl’inquisitori di assolvere gli scomunicati, e i giudici della gran corte di mandare il processo contro l’Agliata a quel tribunale, e di cancellare la sentenza del bando proferita contro costui; il secondo racconta che fu consultata intorno a questa scissura la corte di Madrid, la quale udite le scambievoli ragioni prescrisse sotto titolo di Concordia il modo, come dovessero procedere gl’inquisitori, stabilì il numero, e le qualità dei familiari, e regolò le franchigie, le esenzioni, e i privilegi dei medesimi.
      Qualunque ne sia stato l’esito, bisogna convenire che la condotta degl’inquisitori non potè essere nè più strana, nè più violenta; e ch’eglino fecero allora un’enorme abuso della pretesa facoltà di fulminare le censure contro i sudditi del re negli affari puramente temporali: abuso, che ne’ tempi susseguenti fino alla nostra età, sebbene più raramente non lasciò d’inquietare i Siciliani: ciò che ci fa rammentare con riconoscenza le obbligazioni, che per questo capo ci legano al clementissimo nostro sovrano, che finalmente ristucco della condotta degl’inquisitori, e della maniera crudele, con cui certuni di essi trattavano i carcerati per lo più innocenti, e non rei di eresia, o miscredenza, ha abolito per sempre questo tribunale, che delle volte diveniva violento, e tirannico.
      Quietate le vertenze tra la gran corte, e gl’inquisitori, il duca di Feria convocò in Palermo per i 27 di aprile dell’anno seguente 1603 l’ordinario parlamento.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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