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      Questo nuovo dazio era insopportabile a tutto il regno; giacchè nella sola città di Palermo si calcolava che importasse cencinquanta scudi al giorno. Laonde nel parlamento, in cui bramava il vicerè che questo dazio fosse accettato, vi furono de’ dibattimenti; e sebbene pochi per privati loro fini vi consentissero, ricusava la maggior parte di aderirvi. Era pretore della città di Palermo, e perciò capo del braccio demaniale, Baldassare Naselli conte del Comiso, che il Caruso dice con palpabile errore, che fosse Antonio del Bosco (1296), ch’era stato in questo impiego l’anno antecedente. Or questi tentò con qualche deputato del regno di far con forti rappresentanze ricredere il vicerè da quanto avea determinato, facendogli rilevare la esorbitanza dell’imposto dazio, ma inutilmente; e vuolsi che il Vigliena dispiaciuto della resistenza trovata nel parlamento, e inteso che la maggior contradizione veniva dal senato di Palermo, avesse deposti dall’impiego (1297), e carcerati in castello il pretore, e Pietro Balsamo marchese della Limina, ch’era uno de’ deputati (1298).
      Alle rimostranze del senato di Palermo, e di una buona parte de’ parlamentarî, vi si aggiunsero i ricorsi delle principali città del regno. La città di Messina spedì a Palermo [281] espressamente Annibale Spadafora per indurre il vicerè a rivocare l’ordine dato, almeno per Messina, che in forza de’ suoi privilegi pretendea di essere esente da ogni contribuzione. Assordato da tante lagnanze il marchese di Vigliena, e forse persuaso della giustizia delle medesime, o per lo meno intimorito dalla scomunica fulminata dal vicario generale di Morreale, in forza della famigerata bolla in Coena Domini, che vietava d’imporre nuovi pesi a’ sudditi senza il previo permesso della santa sede, si persuase a sospendere l’esecuzione del dazio nuovamente imposto, e a liberare il pretore ed il deputato dal castello (1299). Avrà forse trovati altri modi da supplire a’ soldi ricercati dallo Scarlai; giacchè noi veggiamo, che allestita la flotta, fu a’ 5 di ottobre dello stesso anno solennemente benedetta la bandiera reale del vascello capitano nella chiesa di S. Maria a Piè di Grotta, dove intervenne il vicerè, che finita la funzione fra lo sparo dell’artiglierìa collocò colle proprie mani quello stendardo alla poppa del vascello (1300), e agli 11 di esso mese partì la preparata flottiglia.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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