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      Dunque presentatisi i capi del parlamento nel detto giorno al duca di Ossuna, fecero la solita offerta al re de’ trecento mila fiorini, e prorogarono gli altri precedenti donativi per le fortificazioni, per i regî palagi, per i ponti, per le torri, per la cavallerìa, e per le galee. Dilatarono anche per altri dieci anni la gabella della farina, assegnarono i duemila scudi per i ministri del consiglio d’Italia, e finalmente per fare uguagliare gl’introiti del regio erario alle spese, si obbligarono di pagare nel termine di nove anni al medesimo due milioni, e settecento mila scudi, alla ragione di trecento mila scudi all’anno (1315).
      Bisognava trovare i fondi, da’ quali si potesse trarre il denaro per pagare questo considerabile donativo straordinario, giacchè le gabelle sin allora imposte appena bastavano per pagare gli ordinarî. Ecco il motivo per cui passarono due mesi, e venti giorni sino che non si fosse conchiusa questa bisogna. Finalmente si convenne di stabilire le seguenti imposizioni. I. Che ognuno, che volesse portare armi da fuoco, eccettuati i baroni, i consiglieri, i feudatarî obbligati al servizio militare, e i cavalieri degli ordini militari, dovesse pagare tarini diciotto all’anno. II. Che per la estrazione de’ caciocavalli, e formaggi fuori dell’isola si pagassero per ogni quintale da dodici sino a quindici tarini, per quella delle ventresche di tonno per ogni barile tarini sette, o otto, per le semplici tonnine tarini cinque, o sei, e per il così detto grossame, che riguarda le parti meno prezzate di questo pesce, tre tarini.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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