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      Ei non lasciò di avvertirne tosto l’ammiraglio di Sicilia, il quale considerando le sue forze assai inferiori, e riflettendo che non era più il caso di sorprendere i Bisertani, amò meglio di sospendere questa impresa, e venne a Trapani, d’onde recossi colla flotta a Palermo (1325).
      Fallito questo primo colpo, piacque al vicerè di tentare un’altra impresa, e comandò all’Aragona che marciasse colla squadra verso Levante, per dar la caccia ai Turchi. Riuscì questa spedizione felicemente. S’incontrò la nostra flottiglia nelle vicinanze di Modone con un vascello mercantile ben grosso, e ricco, e di leggieri se ne impossessò col prezioso bottino che portava. Di poi avvicinatasi alle acque di Scio, s’imbattè in dodici galee turche, colle quali azzuffatisi i nostri, dopo un lungo, e sanguinoso combattimento, ne presero sette, essendo cinque fortunatamente scappate. De’ Turchi ne perì una buona parte, e vi restarono prigioni intorno a cinquecento. Ma ciò, che rese più piacevole questa vittoria, fu appunto che vi si trovarono da seicento, o come altri vogliono, mille cristiani (1326), che riacquistarono perciò la libertà (1327). Dopo queste imprese ritornò glorioso l’Aragona in Palermo, ed entrò in città come trionfante a cavallo, tenendo alla destra il vicerè, e alla sinistra il cardinal Doria arcivescovo, preceduto dal bassà di Alessandria, da tutti i prigioni turchi, che erano in catena; e dai cristiani liberati dalla schiavitù, i quali in segno di giubilo portavano in mano i rami di ulivo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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