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      Questo è il primo esempio di cuccagna, che siasi veduto nel nostro regno. Grati i Palermitani a tanti beneficî ricevuti da questo vicerè gli fecero coniare una medaglia. Evvi in essa l’effigie di questo cavaliere, attorno alla quale stà scolpito: D. PETRUS GIRON. DUX OSSUNAE COMES URENNAE PROR. SICIL. Osservasi di poi nel rovescio il simbolo della Sicilia, cioè la testa con tre coscie, le ale, e le spighe di frumento, col motto: PANORMUS REGNI CAPUT. Ma del duca di Ossuna sia detto abbastanza.
      Partito questo vicerè da Palermo, il cardinale Giannettino Doria presentò al sacro consiglio il dispaccio, che avea ricevuto dalla corte di Madrid, per cui era eletto luogotenente del regno. Gli era questo arrivato tre anni prima, essendo dato dal re Filippo III nel monistero di San Lorenzo all’Escuriale ai 27 di luglio 1613 (1347). I ministri dopo di averlo letto opinarono che si dovesse eseguire, e perciò il cardinale portatosi nel dì 29 di luglio 1616 alla cattedrale, prestò il solito giuramento, e prese il possesso di luogotenente (1348). Brevissimo fu questo secondo governo del cardinal Doria, giacchè durò poco più di un mese; nè in così breve spazio, in cui esercitò questa carica, accaddero dei fatti, che meritino di essere registrati. Noi avremo campo di parlare più a lungo di questo porporato nel capo XVII di questo libro, dove rammenteremo la sua terza luogotenenza, che durò intorno a due anni.
     
      CAPO XVI.
      Francesco de Lemos conte di Castro, e duca di Taurisano vicerè.
      Questo vicerè era stato eletto al governo di Sicilia a’ 20 di dicembre dell’anno antecedente 1615, come si fa palese dalla carta reale sottoscritta dal re cattolico Filippo III in detto giorno nella città di Madrid (1349). Avea egli date molte riprove della sua destrezza negli affari politici; imperocchè a parte di avere governato il regno di Napoli interinamente ben due volte, cioè l’anno 1600, quando Ferdinando de Castro suo padre si portò in Roma per ossequiare e rendere ubbidienza a nome del re di Spagna al pontefice Clemente VIII, e poi nell’anno 1601 per la morte di esso suo genitore; era stato anche ambasciadore della sua corte prima alla repubblica di Venezia, e poi appresso la santa sede nel pontificato di Paolo V. Era dunque egli in Roma, quando fu promosso alla carica di vicerè, e di là, dopo di essersi congedato da S.S., e dal sacro collegio, si portò in Napoli per rivedere gli amici, e per informarsi più da vicino degli affari di Sicilia.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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