Non riuscì a’ Mori d’estinguere le fiamme dalle quali restò divorato il primo vascello, e solo vennero a capo d’impedire, che si comunicassero agli altri legni, ch’eglino a molta fatica allontanarono. Contenti i nostri, ed i Maltesi di questi vantaggi ottenuti sopra i nemici se ne ritornarono gloriosi in Sicilia, ed in Malta (1357).
      Fu convocato in quest’anno ne’ primi di luglio il generale parlamento ordinario nella sala del regio palagio in Palermo. Nulla vi si trattò in esso di singolare, che meriti di essere avvertito. Il conte non dimandò che i soliti donativi, e questi furono liberamente accordati col salario per i ministri del consiglio d’Italia, come costa dagli atti rapportati dal Mongitore (1358), da’ quali anche intendiamo che furono fatti i consueti doni al vicerè, al suo cameriere maggiore, e agli uffiziali regî.
      Ricomparve nell’anno 1619 il principe Filiberto di Savoja ne’ nostri mari alla testa di una poderosa flotta spagnuola, e venne in Palermo, dove arrivò a’ 9 di luglio. Il conte di Castro non lasciò di onorarlo con quelle dimostrazioni, che meritava un personaggio di così alto lignaggio, qual egli era (1359), e il senato lo trattò con quella magnificenza, con cui soleva ricevere i sovrani stessi. Trattenutosi qualche giorno in questa città, ne partì per andare a Messina. Era fama che questa spedizione fosse indiritta contro l’Affrica, ed in fatti vi erano stati invitati il papa, il gran duca di Toscana, la signorìa di Genova, e la religione di Malta; acciò spedissero le loro galee, che il principe Filiberto trovò già arrivate in quel porto: ma la condotta tenuta da questo ammiraglio fe abbastanza conoscere che altro era l’oggetto (1360), e che le potenze chiamate a questa impresa erano state bindolate.