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      Come poi temeano che i Palermitani non facessero delle pratiche per contrastarlo, con nuovo sforzo fecero al re Filippo IV una offerta di centocinquanta mila scudi, e si obbligarono di rifare a proprie spese le rovinate muraglie della loro città, purchè questo monarca con un nuovo rescritto confermasse quanto il di lui padre, e l’avo accordato aveano a Messina. Non lasciò il nuovo vicerè di appoggiare alla corte di Madrid la loro domanda, alla quale il re Cattolico volentieri condiscese (1373).
      Mentre il nuovo vicerè era in Messina arrivarono le galee di Malta cogli ambasciadori, che il gran maestro mandava a nome della religione. Dovea quell’ordine prestare l’omaggio al re Filippo IV, che era recentemente succeduto nella corona di Spagna, e dovea ancora fare il solito complimento al nuovo vicerè, ed offrire il falcone, ch’è il tributo annuale prescritto dall’augusto Carlo V nella concessione delle isole di Malta, e del Gozzo. Adempirono a tutte queste incombenze i suddetti ambasciadori (1374).
      Stando il principe Emanuele Filiberto in quella città, concepì la superba idea del magnifico teatro ornato di marmi, che venne volgarmente chiamato la Palizzata, e che andò a rovinarsi col terribile terremoto dei 5 febbraro 1783, il quale facea la più vaga, e splendida comparsa. È Messina fabbricata alle sponde del mare, dove sta il famoso porto, che la natura formò a guisa di un semicerchio. Concepì adunque il vicerè l’alto disegno di ergere attorno a questo porto tanti palagi tutti della stessa simmetrìa, quasi fossero un solo palagio, e volle, che di tratto in tratto ad uguali distanze s’innalzassero delle porte della medesima architettura, le quali sporgessero in varie strade della città (1375). Questa impresa si eseguì in brevissimo tempo, e fu la più grande, che siesi ideata, essendo stato il teatro del porto di Messina per confessione dei viaggiatori una delle meraviglie del mondo, comprendendo oltre i nobili palagi diciotto porte (1376), che oggi si osservano con dispiacenza atterrate, che si spera dalla clemenza di Ferdinando III, e dall’amore al certo invidiabile di quei cittadini verso la loro patria, che saranno rialzate, e che sorgerà un dì Messina col suo teatro più superba di prima.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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