Vuolsi, che questo vicerè abbia immaginata in detta città la fortezza, che poi fu chiamata la Cittadella (1377); ma è certo, o che non fu da lui ideata, o che ne abbia dimesso il pensiere, avvengacchè, come si dirà, questa fu opra del conte di s. Stefano dopo le vertigini accadute in detta città.
      Date le provvidenze per vieppiù nobilitare Messina, e dato anche principio in essa ad un tempio detto: la Madonna della Grazia, si determinò il principe Emanuele Filiberto di venire a Palermo, ed imbarcatosi nel mese di novembre 1622 accompagnato da dieci galee, a’ 15 dello stesso mese fu alle viste di questa capitale, e al capo detto di Bongerbino. Al primo avviso del di lui avvicinamento fu spedito sopra una galea il principe di Pantellaria, come ambasciadore del senato, per secolui rallegrarsi del suo prospero arrivo, e intanto ammanitesi le altre galee, ch’erano nel porto, vi s’imbarcarono il cardinal Doria arcivescovo, il duca di Montalto, e molti altri magnati, e gli andarono incontro per ossequiarlo. Smontato che fu al Molo, vi si trattenne fino a tanto, che si fossero fatti i preparamenti per la solenne entrata. Nel dì dunque 19 dello stesso mese venne egli dal Molo su di una galea al luogo, che chiamasi la Garita, e posto piede a terra [299] ricevette i complimenti di tutti gli ordini, e di poi montato a cavallo accompagnato dal senato, dal sacro consiglio, e dalla nobiltà (1378), passò per un ricchissimo arco trionfale erettogli dalla città, e marciando per la via del Cassero venne al duomo, dove fe il solito giuramento, e colla stessa pompa andò a risedere al regio palagio (1379).