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      Recava un galeone dell’Affrica alcuni cristiani liberati dalla schiavitù, ed approdò a Trapani (1387), portando alcune merci, che sbarcate introdussero prima in quella città, e poi per tutto quasi il regno questo orrido male, di cui erano le merci istesse, e l’equipaggio infetto. Noi non sappiamo se si comunicò in Palermo coll’arrivo dello stesso galeone, come ad alcuno è piaciuto di scrivere; gli scrittori della nazione si spiegano nel raccontare questo fatto così confusamente che non sa rilevarsi la precisa verità. Quel, che è certo, egli è, che questo morbo si diffuse per tutta quasi la Sicilia, facendo stragge dei miseri abitatori, non meno nelle due succennate città, ma in buona parte delle città, e terre delle due valli di Mazzara, e di Noto. Scicli, Castronuovo, Recalmuto, le Grotte, Cammarata, Modica, Nicosia, Carini, Alcamo, Gangi, la Favara, Aragona, Asaro, Morreale, Corleone, Misilmeri, Naro furono soggette a questo implacabile destruttore dei mortali.
      Il principe Emanuele Filiberto restò dolentissimo di questo inopinato flagello, e molto più dovette dispiacersene, s’è vero che egli o il suo segretario ne fosse stata la cagione. Non era però allora tempo d’intrattenersi in tristi lamenti, che punto non giovano; bisognava dare sollecito soccorso all’afflitta umanità; e perciò egli rivolse tutti i suoi pensieri a ritrovare i mezzi opportuni per frenar quel male, e per soccorrere coloro, che n’erano già stati attaccati. Fu consultato il senato di Palermo, dove la peste avea poste più alte radici; furono eletti dei deputati, i quali invigilassero, perchè il morbo non si dilatasse, e fu adoprato il famoso medico Marco Antonio Alaimo, il quale coi suoi consigli, e consulte, che furono poi date alle stampe, prescrisse le regole, che doveano osservarsi per non fare allignare la pestilenza, e per curare coloro, che n’erano infetti (1388).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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