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      Prima di morire raccomandò il regno nelle critiche circostanze, nelle quali si trovava, al cardinale Giovannettino Doria, nelle di cui mani tranquillamente spirò.
      Ricusava il Doria di accettare la carica di luogotenente del regno, considerando che la cura pastorale indossatagli da Dio l’occupava interamente, e che non avea agio di rivolgersi alle cure politiche. Ma il sacro consiglio lo ritrasse da questo pensamento, facendogli riflettere che il servigio del sovrano ricercava ch’egli al grave peso di arcivescovo unisse ancora, sino che il monarca Cattolico non avesse altrimenti provveduto, quello del governo del regno; ed egli pieghevole a tali insinuazioni si arrese (1390), e a’ 6 dello stesso mese di agosto ne prese il possesso (1391). S’egli come pastore avea esposta la sua vita, e consumato il denaro delle sue rendite per soccorrere i poverelli, da governante non trascurò di adoperare i possibili mezzi per ajutarli, e per cercare ogni modo di fare estinguere il morbo pestilenziale.
      Gli umani ripari nondimeno, ch’ei, e come arcivescovo, e come luogotenente andava escogitando, e le cure, che si davano il senato, e i magistrati per lo stesso fine, punto non giovarono per allora ad estinguere il crudele contagio, che volea tuttavia fare il naturale suo corso. Conoscendosi inutili i mezzi adoprati dagli uomini, si ricorse dall’angustiato popolo, e da’ magistrati istessi al cielo (1392), per implorare quell’ajuto, che l’umana diligenza somministrare non potea. Alle sante [303] protettrici, che furono implorate, fu allora unita s. Rosalia, che poi prese il principal luogo anche sopra s. Cristina, ch’era la prima padrona della città (1393), le di cui sacre ossa si erano allora ritrovate in una caverna del monte Pellegrino (1394). Sebbene sembrasse che questo ritrovamento fosse conforme alla tradizione, che si avea di questa santa, e la divozione del popolo, avvivata da’ varî avvenimenti, desiderasse che le sacre reliquie si esponessero per venerarsi, nondimeno il sagace cardinal Doria non volle precipitare il giudizio, ed avendo fatto trasportare al palagio arcivescovile il masso di pietra, dove visibilmente si osservavano le ossa, chiamò diversi teologi, e medici, acciò dissaminassero con ogni possibile diligenza, se veramente quelle fossero ossa incastrate nella pietra per lavorìo della natura; e intanto fe fare delle esatte ricerche sulle memorie, che si aveano di questa santa romitella, e fe indagare se la medesima dalla Quisquina, dove avea stabilita la sua abitazione, fosse in fatti venuta al monte Ercta, e vi fosse poi morta.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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