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      Questo esame non era opera di pochi giorni. I fisici dovettero molto affaticarsi per venire a lume del vero, e scoprire inoltre se le ossa erano di donna; i teologi poi erano discordi fra di loro, e lo doveano essere, giacchè la più verisimile opinione di questo ritrovamento era appoggiata ad una visione accaduta ad una femmina (1395), cioè a Girolama Gatto, e ognun sa quanto soglia essere accesa la fantasìa delle donne capace d’immaginare cose inudite, e portentose. Sospetta era ancora l’altra del cacciatore Bonello, che potea essere un sogno eccitato da discorsi de’ giorni antecedenti. Il cardinale, che camminar volea con piè fermo, nè volea urtare in iscoglio, esponendo alla venerazione de’ popoli reliquie, che non meritavano di aver culto, con religiosa politica andava differendo a determinarsi, aspettando che Dio con altri mezzi si compiacesse di manifestarlo.
      Il male frattanto proseguiva a mietere le vite degl’infelici Palermitani, e per tutto l’anno 1624 niente dimesse dalla sua fierezza, e quantunque non si fosse cessato di ricorrere a Dio (1396), nondimeno non ristava la pestilenza di tribolare la città (1397). Si durò in questo penoso stato sino a’ 22 di febbrajo dell’anno 1625, quando compilato il processo sulla verità delle ossa di s. Rosalia dopo l’esame di sette mesi, furono queste per la podestà ecclesiastica esposte al pubblico culto. In verità il morbo non cessò interamente, ma cominciò a cedere, e dove prima morivano alla giornata delle centinaja, di poi non restavano vittime della morte, che quattro, o cinque in ogni dì (1398). Diminuita la veemenza del contagio, si aspettò che arrivasse l’anniversario della invenzione delle sacre reliquie per rendere grazie a Dio, e per celebrare con una solenne festa la memoria della novella protettrice.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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