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      Doleagli di non avere forze bastevoli per discacciarnele, le galee siciliane essendo a Genova, dove erano andate ancora quelle, che lo aveano condotto a Palermo. Ma per l’improvisa pace di Monsone fra la Francia, e la Spagna, che restituì la tranquillità all’Italia (1409), essendo la squadra siciliana ritornata, rinacque nel cuore del marchese di Tavora il pensiero di vendicare la disfatta data da’ Bisertani a’ Maltesi, e di tenere netti i nostri mari dalle loro scorrerìe. [306] Perciò incaricò il marchese del Viso generale, che comandava le nostre galee, che corseggiasse con esse nel Mediterraneo, e andasse in cerca delle galeotte nemiche per batterle. Partirono per questa campagna molti cavalieri palermitani, e con essi uno de’ figliuoli dello stesso vicerè. Fu però infruttuosa questa impresa; le galeotte di Biserta non furono punto incontrate, e la nostra squadra se ne ritornò senza nulla operare (1410).
      Questi ottimi principî, che faceano sperare un saggio governo, furono attraversati dalla inesorabil morte. Entrando l’anno 1627 il marchese di Tavora cadde ammalato, e per restituirsi in salute, andò a respirare l’aria di Morreale. Questa però non gli arrecò verun profitto, ma anzi lo fe peggiorare di modo che fu costretto di ritornarsene a Palermo, dove aggravandosi il male di giorno in giorno, ai 28 di marzo finì di vivere, lasciando i Siciliani afflitti, che gli desideravano una più lunga vita. Prima di spirare dichiarò Arrigo Pimentel suo figliuolo primogenito conte di Villada per presidente del regno, come costa dal dispaccio, ch’ei sottoscrisse lo stesso giorno sulle ore ventidue (1411). Molti pretendevano, che il governo dovesse restare nelle mani del cardinal Doria, come di quello, che altre tre volte aveva retto con lode la Sicilia, e che non dovesse affidarsi ad un giovane inesperto, che appena compiuti avea i ventisei anni dell’età sua.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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