Terminò in quest’anno il suo governo questo presidente del regno, essendosegli dato il successore. Si è molto detto in lode di questo cavaliere, che rimosso dall’interina presidenza di Sicilia fu dal re Filippo IV, promosso al viceregnato di Sardegna. Il Longo (1468) pretende, che le lagnanze dei Messinesi contro di esso lo fecero rimuovere dalla amministrazione della Sicilia. Ma viene smentito dal fatto. Se la corte avesse dato orecchio ai ricorsi dei Messinesi, non avrebbe [320] promosso questo duca al viceregnato di Sardegna, nè ve lo avrebbe tenuto per lo spazio di nove anni, cioè fino all’anno 1647, nè di là l’avrebbe assunto collo stesso carattere al reggimento del regno di Valenza. Egli sotto Carlo II venne a Madrid, dove servì il re col carattere cospicuo di suo maggiordomo maggiore. Volendo finalmente abbracciare, come fece lo stato ecclesiastico, fu per opera della regina madre di esso sovrano promosso alla porpora dal pontefice Alessandro VII (1469).
      Mentre egli governava, nacquero delle contese fra l’inquieto tribunale del S. Uffizio, e la gran corte intorno a giurisdizione, che gl’inquisitori estender voleano più del dovere. Fu d’uopo, per frenare l’esorbitante potere, ch’eglino si aveano usurpato, ch’emanasse una prammatica (1470), che colla sottoscrizione del duca di Montalto, e del sacro consiglio fu promulgata in Palermo ai 3 di gennaro 1636 (1471). Nella presidenza ancora di questo cavaliere ottennero gli ora espulsi gesuiti la facoltà di fondare nella loro casa degli studî in Palermo detta il Collegio Nuovo una università, ma che fosse limitata ad alcune scienze solamente.