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      La scarsezza dei grani vi avea attirate dalle vicine terre, e città innumerabili persone, le quali spinte dalla fame correvano alla capitale, come alla comune patria. Il senato di Palermo era nelle estreme angustie; di giorno in giorno arrivavano delle storme di uomini, e di donne per sfamarsi; e perciò il grano provisto non era più sufficiente a satollare questa moltitudine. Non ardiva di minorare il pane, era troppo recente il tristo esempio dei senatori messinesi; e perciò comprava a qualsivoglia eccessivo prezzo i frumenti per tenervi l’abbondanza; nè curava la perdita considerabile, che facea. Era fama, che ne montasse il danno a cinquecento scudi al giorno; ma lusingavasi sempre che collo imminente raccolto ne avrebbe rimarginate le piaghe.
      Queste speranze però cominciarono a seccarsi nel suo primo nascere, l’inverno fu piovosissimo nel suo principio, e i grani seminati s’infradiciarono; in guisa che fu di mestieri di nuovamente sementare, il che fe considerabilmente diminuire la somma dei frumenti, ch’era nel regno. Dopo questo secondo seminamento si serrò per modo il cielo, e fu così avaro delle sue acque, che cessò ogni espettazione di una copiosa messe (1528). Si sentì allora tutto l’orrore della vicina micidiale fame, e questo crebbe dal vedersi recisa ogni speme di essere soccorsi dalla vicina Calabria, che sofferti avea gli stessi disastri. Arroggevasi a questi infortunî una fiera epidemia, che suole per lo più esser compagna della carestìa, la quale mieteva a migliaia le vite degli uomini.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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