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      Apportava questa una febbre d’indole maligna, cui i medici non aveano potuto apportar rimedio; e vuolsi che nella sola città di Palermo questo pernicioso male abbia recise da dieci mila teste (1529).
      Privi i Palermitani di ogni umano soccorso si rivolsero alla sacra ancora della religione. Niente può dirsi di più santo, che il ricorrere a Dio nelle afflizioni, purchè si faccia il ricorso senza strepito, e colle dovute circospezioni. Ma il farlo con molta solennità, e con gran rumore, come si fe allora in Sicilia, e in particolare in Palermo, fu un errore politico, in cui caddero il magistrato, e il governo. Le pubbliche dimostrazioni, oltre di spargere l’allarme nei più timidi, e di far credere più vicino e più grande il flagello, che si paventa, non possono andare disunite dalle frequenti assemblee popolari, che spesso degenerano in tumultuazioni. Noi non parleremo che di ciò, che accadde nella capitale, poichè gli avvenimenti delle altre città, e terre non furono che gli effetti di ciò, che avvenne in Palermo.
      Il senato di questa città secondò i voti [333] degl’inesperti ecclesiastici, che suggerivano di fare delle pubbliche penitenze per placare l’offeso Dio. Evvi in Palermo un’antica, miracolosa e devota immagine di Gesù Crocifisso, che viene da’ cittadini venerata con ispeciale ossequio (1530). Monsignor Andrada arcivescovo di Palermo, dopo di aver prescritto un digiuno di tre giorni per allontanare l’ira di Dio, a’ 2 di maggio di questo anno fe esporre nel duomo in mezzo della navata la detta immagine, e al terzo giorno volle che fosse trasportata con solenne processione alla chiesa di s. Giuseppe de’ pp.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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