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      Ben conobbero i tumultuanti, che il marchese de los Veles era figliuolo della paura, e perciò fatti più arditi allo spuntare del dì 21 di maggio comparvero a storme per le principali vie della città ben armati, e gridando: viva il re, e fuori gabelle, e malo governo. Non v’era modo di più frenarli; e perciò gl’interessati per il pubblico bene, presero l’espediente di prometter loro, che il vicerè avrebbe accordate le grazie, che bramavano, purchè desistessero dalla sollevazione. Strane furono le loro dimande (1534); ma dovettero nelle critiche circostanze di allora accordarsi dal marchese de los Veles.
      Sembrava che fosse ritornata la tranquillità, alla quale parea che avessero contribuito l’arcivescovo, che avea liberati i suoi carcerati, e molte case regolari, che avendo fatto fabbricare molto pane sul peso antico, in parte lo mandarono alle piazze per vendersi, e in parte lo distribuirono a’ poveri; quando una inaspettata voce sparsasi per la città, che per ordine de’ maestri razionali il marchese Flores, e Scipione Cottone erano stati intimati i bottegai a vendere l’olio, e il formaggio al prezzo solito, fe nascere un nuovo incendio. Antonino la Pilosa, cui si unirono Onofrio Ranieri carbonajo, e un certo Biaggio ortolano, suscitarono la vile ciurmaglia, e correndo alla casa del Cottone marchese di Altamira la saccheggiarono, e bruciarono: e di poi tentarono di spogliare il banco pubblico; ma ne furono respinti da Stefano Regio, il quale per la maggiore sicurezza del banco, e della città, ne affidò la custodia a’ consoli degli artisti, a’ quali egli stesso fu dal vicerè destinato come capo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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