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      L’Alesi, che scorucciato dal veder fuggire i suoi alle prime archibugiate de’ soldati spagnuoli, immaginò che i medesimi erano scappati perchè si trovavano senz’armi da fuoco, fe’ richiedere quelle che stavano conservate nell’armerìa del senato, e nella dogana; e poichè i senatori, e gli uffiziali della dogana si negarono di ubbidirlo, ordinò che fossero scassate le porte, e che ognuno si scegliesse a suo arbitrio le necessarie armi, e mandò per le botteghe a provvedere polvere, palle, e miccie. Armati così i suoi, ritornò al regio palagio poco dopo, che le milizie si erano ritirate, e trovandolo senza difesa, vi pose egli delle guardie, vietandone sotto pena di morte il saccheggio. Girò poi per la città, destinando degli uomini armati ne’ baluardi per custodirli, e sul tardi si restituì alla sua abitazione, ch’era nella contrada della Concerìa, dove avendo prima provveduto alla sua sicurezza, cominciò a dispacciare. Ei prima di ogni altro proibì sotto gravi pene, che potesse partire veruna barca dal porto, o per impedire che le notizie fossero recate a Napoli, o per prendere in fame il vicerè, che si era imbarcato senza provvedersi di viveri. Fe’ di poi chiudere alcune porte della città, nè ne lasciò aperte che sei, nelle quali raddoppiò le guardie, per non essere sorpreso dalla cavalleria, e dalla fanteria, che potea esservi chiamata. Finalmente ordinò, che tutti i cittadini, che oltrapassassero l’età di quindici anni, dovessero camminare armati per la città, e senza cappa, e dovessero riconoscerlo per capitano generale della città.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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Alesi Concerìa Napoli