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      Questi uscendo a [341] cavallo dal palagio del S. Uffizio assistito da’ suoi uffiziali, e subalterni, e portando un Cristo alla mano andò ad unirsi coll’Ugarre, animando tutti a liberar la patria dalla tirannide, e proseguì il cammino da quella parte verso la conceria. L’altra divisione composta dal senato, e dalla nobiltà prese la via della strada nuova, dove sono i Crociferi, che andava a sboccare allo stesso luogo per una altra parte.
      Lo Alesi, che su’ primi rumori avea spedito i suoi familiari per spiare cosa si facesse in città, fu avvisato da Francesco suo fratello, che a ventura si era salvato dalle mani di Gabriello Castello, che l’inseguiva con una banda di gente armata, che tutto il mondo cospirava contro di loro, e che non v’era più scampo. Intanto arrivò Gianbattista dell’Aquila, ch’era stato spedito dallo stesso Alesi, cui Bartolomeo Pilo avea ucciso il cavallo, e mentre consultavano, cosa fosse da farsi, giacchè tutti li abbandonavano, Francesco si dileguò, e non restarono che questo capopopolo, e il fedele d’Aquila. Intanto le due colonne si avvicinavano al quartiere dello Alesi, il quale privo d’ogni speranza in quel fragante prese il partito coll’unico compagno, che gli era restato, di spogliarsi delle proprie vesti, e di entrare in una casa contigua, per cui potevano agevolmente introdursi in un acquidotto, che menava in varie parti, e per cui poteano sottrarsi dalla persecuzione. Si sarebbe lo Alesi involato certamente a’ nemici, ed in fatti arrivate le genti armate alla di lui casa, non avendolo dopo le più minute ricerche potuto ritrovare, credeano di aver fallito il colpo; ma questo infelice, cui era giunta l’ora di pagare il fio delle sue scelleratezze, dopo di aver camminato per quello acquidotto, arrivato dove questo diramavasi per tre luoghi, e aprivagli il varco a fuggire, restò pensieroso nella scelta: l’accesa fantasia gli fe credere di udire intorno de’ rumori, laonde temendo di qualche aguato, dispregiando i consigli di Gianbattista dell’Aquila, che lo sollecitava a seguirlo, ritornò solo indietro, ed entrando per un altro condotto si trovò nella casa di Vincenzo di Genova suo amico, dove per nascondersi si pose sotto un mucchio di cuoja.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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