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      Allo spuntare che fecero le galee, che conducevano in Palermo questo nuovo presidente del regno, il marchese di Montallegro s’imbarcò sulla capitana della flotta di Sicilia, e andò a visitarlo. Non volle questo porporato, che si facessero i consueti preparamenti per riceverlo; le circostanze fatali, nelle quali si trovava la capitale, non permetteano codeste dimostrazioni di giubilo. Sbarcò dunque sulle ore 22 dello stesso giorno 17 novembre alla Garita (1563), e montato sulla carrozza del pretore recossi al duomo, ove fece il solito giuramento, e andò a risedere nel regio palagio.
      La condotta tenuta dal Trivulzio nel principio del suo governo lusingava i buoni, che la tranquillità sarebbe in avvenire permanente. Nel dì seguente al suo arrivo sul far dell’alba cominciò a dar udienza, e così sempre continuò a fare. Ogni cosa era da lui sbrigata con ammirabile sollecitudine, e la pronta spedizione degli affari lasciava tutti contenti. Ripose tosto il potere nelle mani dei giudici, a’ quali raccomandò di non eternare le cause, e di non avere parzialità per veruno: obbligando anche i più ragguardevoli magnati a soddisfare puntualmente i loro creditori. Rivolse di poi l’animo al bene di tutto il regno; e siccome questo era molestato da due nemici, cioè dalla fame, e dai ladri, così providde, che alle città, e terre, nelle quali scarseggiava il frumento, fosse abbondevolmente somministrato, ed ordinò a’ capitani d’armi d’ogni valle, che invigilassero a liberare la Sicilia da’ ladroni, dando loro facoltà di farli tosto impiccare, quando li trovavano, senza altra forma di processo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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