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      Non gli sembrava malagevole di trovar per compagni, che aderissero al suo progetto, tutti coloro, a’ quali rincrescea il rigore della giustizia introdotto dal Trivulzio. Nè mancavagli all’esecuzione il necessario denaro; avvegnachè, oltre che era da sè ricco, tenea in deposito trentamila scudi consegnatigli dalla principessa di Roccafiorita, a’ di cui servigî era addetto; che poteano bastare per allora al primo sollevamento, potendosi di poi supplire al rimanente col saccheggio del pubblico tesoro (1565).
      Conferito questo progetto con Francesco Albamonte, con Santo di Patti della terra di s. Fratello, ch’era un curiale, e col di costui zio Placido Sirleti calabrese, prete turbolento e di pessimi costumi, e da’ medesimi approvato, fu risoluto di tenere la seguente condotta per poterlo portare al desiato fine. Doveano far correre per la città delle voci sediziose, che il cardinal Trivulzio preparava nel castello, e nel palagio reale munizioni da guerra, ed aspettava a momenti l’armata spagnuola, e quantità di truppe, per dare di poi colla nobiltà addosso al popolo. Sparse queste notizie, il Vairo dovea invitare i consoli a cena in sua casa, e dopo di averli ben pasciuti, addormentarli con oppio, e poi trucidarli a man salva. La mattina seguente doveano trovarsi le membra degli uccisi consoli sparse per la strada del Cassero, e le teste appese alla piazza Vigliena. Questo tragico spettacolo avrebbe persuasa la plebe che fossero vere le voci prima sparse, e che il Trivulzio, e la nobiltà avessero già cominciato dal mozzare il capo ai principali cittadini.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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