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      Siccome però questa congiura era già nota a molti, che si dovettero chiamare a parte di essa, e potea accadere che alcuno la svelasse, perciò il Vairo, e il Sirleti risolvettero di non più differirla, e stabilirono per la sua esecuzione il giorno ottavo di dicembre, in cui la città era in festa. Ne sarebbono certamente questi perfidi venuti a capo, se la provvidenza, che vegliava a liberare dallo eccidio questa capitale, non ne avesse attraversato l’empio attentato.
      Francesco Albamonte, uno de’ principali [347] congiurati, incontratosi in un suo amico, che chiamavasi Scimeca, scrivano della monarchìa, e dolendosi di Stefano Cornacchia, ch’era il sostituto del maestro notaro di esso tribunale, il quale lo avea discacciato dalla carica di ajutante, minacciò che presto se ne sarebbe vendicato, ed in questa occasione lo avvertì a non sortire di casa nel giorno 8 di dicembre, in cui vi sarebbono state delle novità in Palermo. Lo Scimeca internandosi nelle richieste, seppe fil filo tutto ciò che dovea accadere. Separatisi colla promessa di tener segreta ogni cosa, l’amico non istimò di mantenere la parola, e ne avverti il Cornacchia, il quale temendo per sè stesso, ne diè presto conto a Francesco Salerno uno de’ senatori popolari. Questo portossi subito al palagio, e comunicò al vicerè tutto il tessuto della congiura. Fu immantinenti chiamato il procuratore fiscale della gran corte, che prima di ogni altra cosa si assicurò dello Albamonte, il quale intimorito rivelò alla presenza del cardinale la cospirazione.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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