L’Albamonte perciò comparve il dì 7 di dicembre appeso per un piede, dopo di essere stato la notte antecedente strozzato. Avea alle spalle attaccato un cartello, in cui leggevasi: D. Francesco Albamonte per traditore di Dio, di sua maestà, e della patria. Il Sirleti, ch’era prete, fu degradato secondo la forma de’ sacri canoni da cinque abati, fra’ quali fuvvi il celebre regio storiografo Rocco Pirro, nel dì 12 dello stesso mese, e nel seguente giorno comparve appeso ad una forca per ambi i piedi, e con un pari cartello. A’ 17 del medesimo mese fu trovato impiccato per un piede con una simile epigrafe Santo Patti, e finalmente a’ 19 si vide strangolato ad un palo nella piazza del castello Francesco Vairo, il di cui cadavere fu dopo due ore attaccato ad una coda di cavallo, e trascinato alla piazza Vigliena, e poi appiccato co’ due piedi ad una forca, a cui erano parimente appese le armi bianche, le pistole, la spada, il pugnale, il morrione, e gli stivali, ch’ei tenea preparati, e co’ quali dovea comparire a cavallo nel giorno, in cui era da scoppiare la congiura. Avea ancor egli il suo cartello, in cui era particolarmente chiamato Principale Ribello (1569).
      Mentre in Palermo si smorzava la congiura del Vairo, se ne fabbricava un’altra in Francia. Gabriello Platanella della terra di Bivona, cappellano dell’ospedale grande di Palermo, discacciato da questo posto per la sua insufficienza, partì dopo la rivoluzione di Giuseppe di Alesi, per cercare miglior fortuna, e postosi su di una barca venne a Marsiglia.