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      Le gravi parole del cardinale, e la certezza, che aveano i consoli, che vi fosse un buon nerbo di milizie in città, fecero astenerli dall’insistere vieppiù nella loro dimanda, contenti di quanto ottenuto aveano.
      Cessato il carnovale, e sopravenuti i sacri giorni di quaresima, poco mancò che non scoppiasse una più funesta, e micidiale cospirazione. Era alla testa della medesima l’avvocato Pietro Milano, ch’era stato, come si è detto, uno de’ consiglieri di Giuseppe di Alesi, il quale dopo accordato l’indulto era ritornato in Palermo, e ripullulando nel di lui cuore i semi della sedizione affogati allora dal timore, e trovando alcuni de’ compagni, ch’erano stati di quel partito, si unì con essi, e tramò il modo di disfarsi del cardinale, e della nobiltà, che spargea di essere i nemici dichiarati del popolo. Ecco come era ordita questa tela. Vi sono nella capitale due nobili compagnìe unite fratellevolmente insieme, cioè quella de’ Bianchi, che assiste coloro, che sono condannati al patibolo, e quella della Carità, che ha cura degli ammalati. Costumavano allora di unirsi nella settimana santa nella cappella de’ Bianchi i fratelli dell’una, e dell’altra, per recitarvi il mattutino delle tenebre, ed indi sortivano in processione di penitenza, portando la effigie del Crocifisso. Solea intervenire a questo divoto esercizio il governante, come fratello, e con esso anche si univano i nobili, che non erano aggregati alle due compagnìe. Il Milano adunque nel mercoledì santo dovea la sera montare a cavallo, e venire nella piazza del Carmine, dove si sarebbono trovati in armi gl’innumerabili suoi seguaci, e marciare alla compagnìa dei Bianchi, dove trovando sprovisti il cardinale, e la nobiltà, entrando a mano armata nella cappella, o assalendoli nella strada, se già erano in processione, li avrebbono tutti trucidati.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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