In questa incertezza fu avvisato il marchese di Monteallegro d’invigilare sulle galee, gli artisti di far le ronde per la città, e massimamente nel luogo sospetto della piazza del Carmine, e le soldatesche spagnuole ebber ordine di starsene sopra le armi.
      Queste disposizioni sconcertarono il Milano, il quale soprasedette dal comparire nella piazza del Carmine nella notte prefissa; di manierachè la mattina seguente si dubitava se la cospirazione fosse vera, oppure una favola inventata dagl’inquieti spiriti. Ma sul mezzo giorno comparve al regio palagio il diligentissimo inquisitore Trasmera, il quale riferì di essersi assicurato che la fama di un capopopolo non era punto menzognera: che costui non avea eseguito la sera antecedente quanto avea tramato, per mancanza di seguaci: e che abitava nei contorni della casa del marchese Flores; ma che non gli era potuto riuscire di saperne il nome, e la condizione. Sopravenne indi a poco Mr. de los Cameros giudice della monarchìa con più certe notizie; giacchè assicurò che questo capo della congiura era Pietro Milano, ed additò la casa, in cui abitava. Gl’indizî allora non divennero equivoci, nè parve inverisimile che costui, che era stato il principale consultore dello Alesi, nudrisse gli stessi scellerati sentimenti. Ma si venne a lume di tutto più tardi dalla confessione di un calzettaio, e di un fabbricante di amido, che erano quelli, che aveano confidato l’arcano al maestro di campo Castiglia. Costoro rivelarono alla presenza dello avvocato fiscale, che il Milano avea un gran seguito, ed era risoluto di compiere la sera di quel giorno, cioè del giovedì santo, l’opera attraversataglisi nella notte passata.