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      Gli mandò nondimeno Orazio Strozzi marchese di Flores uomo assai inteso degli affari del regno, con cui avrebbe potuto trattare tutto ciò, che volea con sua eminenza conferire. In questa occasione gli domandò delle truppe, che gli erano tuttavia necessarie per la quiete della città. Accettò sua altezza la scusa del cardinale, gli spedì seicento uomini, e mandò in Palermo il suo segretario Leguja, come lo chiama il Collurafi (1589), o Loja, come vien detto dal Caruso (1590), per comunicargli alcuni suoi sentimenti ed idee.
      Arrivato il rinforzo dei seicento uomini sulla fine di ottobre, il Trivulzio sentendosi abbastanza forte, pensò di tirare l’ultima linea per compiere il suo disegno, ed assicurare in tutte le maniere la quiete di Palermo, ch’era quella di spogliare i baluardi delle artiglierie urbane, che davano tanto ardimento ai sediziosi. Volea egli dare questo passo a mano armata, ma fu consigliato, mentre la città era tranquilla, a non valersi che delle vie dolci. Chiamò dunque il pretore, e i senatori ai 25 di novembre, ai quali diede l’incarico di far eseguire prontamente il bando, che avrebbe promulgato il dì seguente; e intanto ordinò che le milizie in detto giorno stessero sopra le armi per ogni evento, che potesse accadere. Pubblicossi adunque nel ridetto giorno il mentovato bando, con cui si ordinava che la cavalleria, ch’era in città, ritornasse ai suoi quartieri, e che si ritirasse l’artiglieria dai baluardi [356] in un luogo sicuro, lasciandovisi solamente le casse dei cannoni.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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