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      Vi giunse ai 18 del mentovato mese, e andò alla cattedrale, dove fe il solito giuramento. Nel breve tempo di poco più di tre mesi, che questo luogotenente resse la Sicilia, nulla accadde degno di esser rammentato, per quanto è a noi noto; salvochè l’arrivo di un vascello di Spagna, che portò cinquecento soldati sotto il comando di un certo Moscica fratello del comandante dell’artiglieria, che venne con grado di maestro di campo. Questa truppa fu spedita dalla corte al primo avviso, che si ebbe della congiura, che abbiamo rammentata, ma trovò questa estinta prima che scoppiasse; servì nondimeno a soffocare qualunque scintilla negli animi dei malcontenti.
      Noi non accompagneremo sua altezza nella nuova impresa, nè descriveremo a minuto ciò, che egli operò, contenti di dire, che ei prese prima Piombino, e poi felicemente s’impossessò di Portolongone; e in capo a tre mesi ritornò vittorioso a Palermo, dove arrivò ai 19 del mese di agosto (1615). Vi si trattenne privatamente, giacchè la città volea riceverlo trionfante. Mario Graffeo principe di Partanna fu destinato per ambasciadore del senato, non solamente per rallegrarsi del di lui ritorno, e delle ottenute vittorie, ma per pregarlo a nome di quel magistrato di aspettare qualche giorno, per prepararsi ciò, che bisognava alla sua pubblica, e trionfale entrata. Gradì al sommo sua altezza gli uffizî fatti dal senato per mezzo di questo cavaliere, e rispose di essere contento di quanto si era dalla città determinato. Dunque essendo ogni cosa apparecchiata, ai 28 di esso mese il principe andossene incognito alla marina, ed imbarcatosi sulla sua capitana accostò alla Garita, dove fu ricevuto dal senato, dalla nobiltà, e dal sacro consiglio, e montato a cavallo, tenendo alla destra il marchese di Geraci, e alla sinistra il pretore Lancellotto Castelli marchese di Capizzi, ed accompagnato da un prodigioso numero di magnati, e di altri nobili, i quali col senato, e col sacro consiglio adornavano quella solenne cavalcata, prese la via del [362] cassero, all’ingresso della quale ritrovò un superbo arco trionfale adornato di varie figure, che additavano le sue vittorie nel discacciamento dei Francesi dall’isola dell’Elba dirimpetto a Piombino, da Piombino istesso, e da Portolongone con varie eleganti iscrizioni, la di cui relazione scritta dal p. Giovanni di Onofrio fu data alle stampe (1616). Era la spaziosa strada arricchita di preziosi drappi, e a luogo a luogo eranvi disposte varie macchinette allusive alle sue vittorie.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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