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      Ma il vicerè fu sordo a’ ricorsi così ragionevoli, e niente curando l’utile degli altri, diede corso al privilegio, che arricchiva la sola città di Messina (1697).
      Fatti più coraggiosi i Messinesi da questa condiscendenza pretesero, che della grazia loro accordata se ne formasse una prammatica sanzione, e il Sermoneta spinto dal suo segretario, accudendo alle loro premure, si dispose a far sottoscrivere la pretesa prammatica da’ ministri del sacro consiglio, senza il voto de’ quali non hanno le leggi prammaticali vigore alcuno. Furono dunque radunati in consiglio i ministri al numero di diecinove, per esaminare, e sottoscrivere la nuova legge. Quantunque in quella assemblea vi fossero sei ministri messinesi, e de’ palermitani non ve ne fossero che cinque, nondimeno fatto l’esame accadde, che dieci di essi votarono, che non dovesse aver luogo la prammatica; e perciò se ne sospese per il maggior numero de’ voti la pubblicazione.
      Se i Messinesi restassero irritati, che nella loro città, e in faccia al vicerè, e al di lui segretario, ch’erano tanto portati per compiacerli, il maggior numero de’ ministri avesse ricusato di sottoscrivere il decreto fatale a tutto il regno, è inutile di farlo riflettere. Questa negativa li fe tumultuare, e passando eglino dalle parole a’ fatti, a’ 17 di gennaro dell’anno 1664 fu udita sonare per molte ore la campana grande della cattedrale, e si viddero per la città a storme i plebei, minacciando la morte, e lo esterminio de’ ministri regî, se non sottoscriveano la pretesa prammatica.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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