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      Laonde il re Cattolico scrisse al Sermoneta a’ 5 di maggio, che il privilegio carpito l’anno antecedente da’ Messinesi era contro ogni ragione, contro il diritto naturale, e contro la libertà del commercio; e che il vantaggio di una città non dee mai ergersi sulle rovine di tutte le altre. Perciò ordinò, che non si tenesse conto della grazia accordata a’ Messinesi, dovendosi sempre intendere salva la giustizia, e che si sospendesse sino a nuovo ordine la prammatica, e si osservasse intanto, come [381] si era fatto in passato. Il vicerè a’ 3 di giugno diede conto alla città di Palermo degli oracoli sovrani intorno a quest’oggetto, e il senato non trascurò di rendergliene le grazie (1699), quantunque fosse certo, che il duca di Sermoneta da sè non si fosse punto cooperato alle risoluzioni del re Cattolico. In questa occasione io immagino che la città di Palermo abbia regalato al re ventimila scudi, e alcune reliquie di s. Rosalia in contrasegno di essere stata liberata dalla legge per l’estrazione della seta, che volea farsi sussistere. Il mentovato del Vio rapporta una lettera di questo sovrano dei 25 di febbraro 1665, per cui ringrazia la città dei detti doni (1700).
      Nel dispaccio reale, con cui si abolisce il privilegio accordato ai Messinesi, si disapprova ancora l’alternativa, che questo vicerè volea introdurre, cioè di starsene diciotto mesi a Messina, e diciotto a Palermo, additandosi, che questa serviva a nudrire l’odio fra le due emule città, lasciandosi la libertà ai vicerè di dimorare dove a misura delle circostanze sembrava loro più conveniente.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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