I ricorsi di tutta la nobiltà contro questo viceregnante, e particolarmente dei Palermitani, erano frequenti alla corte di Madrid. Dispiacea a certuni la di lui alterigia, ed era da altri, forse ingiustamente, incolpato, che cercasse tutte le vie d’arricchirsi; laonde il popolaccio, stroppiandogli il titolo, lo chiamava il Duca di far moneta. Carlo II, era restato per la sua minore età sotto la reggenza di sei rispettabili soggetti assegnatigli in testamento dal padre, a’ quali precedea la regina Marianna sua madre. Questa principessa, e i suoi consiglieri aveano a cuore durante la fanciullezza di questo principino, di tener contenti i popoli, affine di scansare qualunque occasione, per cui potessero rivoltarsi. Laonde condiscendendo ai desiderî della maggior parte dei Siciliani, e poichè ancora era scorso già il triennale governo di questo vicerè, lo richiamarono, e gli assegnarono il successore nel reggimento di Sicilia: il quale nondimeno non arrivò, come or ora saremo per dire, se non dopo un anno. Il duca di Sermoneta governò fino a’ 9 di aprile 1667, e ai 10 dello stesso mese partì colla moglie privatamente: raccontandosi, ch’egli temendo le villanìe dell’irritato popolo, e il dispregio della nobiltà, se ne sia andato al Molo di soppiatto colla viceregina, sortendo l’uno, e l’altra in due portantine dalla Porta Nuova vicina al regio palagio, e recandosi, condotti fuori le mura della città, a bordo, senza che fossero veduti (1712). Ritirossi egli in Roma, dove morì alla età di 89 anni, e fu seppellito nella magnifica cappella, ch’egli avea eretta nella chiesa di s. Pudenziana, dove avea stabilito il sepolcro gentilizio.