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      Partì questo signore con molto denaro, e fe anche venire dagli stati del duca di Montalto, di cui era procuratore generale, quattrocento persone per occorrere alla necessità degli afflitti Catanesi. Ivi arrivato (1724) diede tali saggie provvidenze, che rincorarono gli smarriti animi (1725). Estinto l’incendio, fe il vicerè cantare il Te Deum per tutte le chiese in rendimento di grazie a Dio per aver liberata la città di Catania da quel disastro, e fe inoltre lavorare a sue spese una nobile lampade di argento, che ordinò che ardesse nella cappella di S. Agata in essa città, assegnando una rendita per l’olio necessario a mantenerla (1726).
      Attento il duca d’Alburquerque non solo a cercare la felicità del regno di Sicilia, ma a procurare ancora il servigio del re, avendo udito i tumulti accaduti in Sardegna, dove i sediziosi uccisero il loro vicerè Emanuele Mendoza marchese di Camarassa, e che il di lui successore il duca di S. Germano per reprimere la temerità de’ Sardi avea bisogno della forza, pensò di spedirgli trecento soldati spagnuoli bene agguerriti. Partirono [385] questi da Palermo, e furono accompagnati da una delle galee della flottiglia di Sicilia (1727).
      Ma i guai maggiori, che tenevano agitata la monarchìa di Spagna, e anche il nostro regno, nasceano dalla guerra, che persisteva fra il Turco, e i Veneziani, ch’erano assaliti nell’isola di Candia. Durò questo assedio due anni, e cinque mesi con perdita d’infinita gente, così per parte de’ Musulmani, che per quella de’ Veneziani.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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