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      Avea egli sulle prime eletto per suo vicario generale Giuseppe Branciforte principe di Pietraperzìa, affine di far dissotterrare i grani, che gli avidi possessori, non ostanti le pubbliche calamità, tenevano seppelliti, e per distribuirli a misura del bisogno per tutta la Sicilia; ma accorgendosi che questo cavaliere non era molto atto a riparare i disordini, elesse inoltre due bravi, ed imparziali spagnuoli, Bernardo Chacon, e Pietro d’Aghirre, i quali costringessero coloro, che aveano frumenti nascosti, ed in particolare i baroni, a trarli in benefizio degli affamati vassalli. Dietro a questi fe partire due giudici della G. C., Oliveri, e Romeo, e un Burracini giudice del concistoro. Curò inoltre che non si facessero [388] lecito le città marittime dì togliere a mano armata i frumenti, ch’erano destinati per altra popolazione, che li avea comprati; punì perciò quei magistrati, che permesso aveano codesti ladronecci, ed obbligò le università a restituire i grani derubati. Ordinò a’ Messinesi che disarmassero i quattro vascelli, che teneano al Faro per impedire i frumenti, che venivano da Puglia; e come eglino non ubbidivano, pregò il vicerè di Napoli che vietasse le tratte da quella provincia, come fu fatto, il che accrebbe a dismisura la penuria (1743). Noi passiamo rapidamente sopra tutti gli ordini di questo vegliante vicerè, senza accennare le minute circostanze, per non istraccare i nostri leggitori.
      Non possiamo però passare sotto silenzio i mezzi violenti, ch’ei fu obbligato adoperare, perchè la capitale non perisse interamente.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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