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      Nell’amministrazione economica si osserva colla esperienza, e noi lo abbiamo altrove avvertito, che il consumo è in ragion diretta della fame. Colui, che in tempo di abbondanza si contenta di una moderata quantità di pane, venendo la carestìa, ne cerca di più con ansietà, e ne mangia in effetto quasi il doppio. Così è vero il comune proverbio, che la privazione delle cose genera la voglia di esse. Ora se per sè stesso il consumo sarebbe stato maggiore in Palermo nella penuria di grani, in cui era, supponendo il solito numero degli abitanti; quanto egli crescer dovea, aggravandosi la città di cinquanta mila bocche di più? Considerando adunque il principe di Lignè lo imminente pericolo, in cui era la città di Palermo, entrando il mese di febbrajo dell’anno 1672 comandò, che non si ammettessero in città altre persone, eccetto quelle, che recavano viveri, o altra cosa necessaria al commercio; e acciò si sapesse il numero di coloro, che allora vi abitavano, promulgò un bando, con cui ordinò che ciascheduno degli abitanti dovesse presentarsi all’officina del maestro notaro del senato, per darvi il suo nome, ed additare la sua patria; ciò, che si era fatto altra volta. Crescendo di poi il bisogno, si venne a’ 27 dello stesso mese di febbrajo alla crudele risoluzione di cacciare dalla città tutti coloro, che dal mese di settembre dell’anno antecedente 1671 sino a quel giorno erano venuti in Palermo; e ne fu pubblicato il bando, per cui minacciavansi ardue pene a’ controventori. Ne furono solo esclusi coloro, che per liti di considerazione vi fossero venuti, ma a questi stessi si permise di rimanervi sotto la condizione, che dovesse ognun di loro di mese in mese depositare ne’ pubblici magazzini della città due tumoli di grano (1744), quanti si riputavano bastanti per nudrirlo (1745).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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