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      Su questa vera, o falsa supposizione a’ 29 di marzo si sollevarono a tumulto, e corsero alle case de’ cinque senatori nobili (il sesto, che forse era popolare, non soffrì veruno disastro), e le bruciarono una colle supellettili, che v’erano dentro. Dopo questo primo attentato si radunarono nella casa dei senato, ed ivi deposero i sei senatori, e ne elessero altrettanti, acciò governassero la città per tutto il seguente aprile, e prescrissero ancora i modi, co’ quali dovea reggersi la medesima, stampando alcuni capitoli. Tre di questi regolamenti irritarono estremamente la nobiltà. Il primo prescrivea che in avvenire i senatori nobili non potessero essere che tre, e tre similmente i popolari; il secondo stabiliva ch’eglino nulla deliberar potessero intorno alla città, se non fossero presenti, e consenzienti i consoli delle arti; col terzo si vietava loro che potessero mai più ingerirsi nelle compre de’ frumenti; e stabilivasi che queste far si dovessero indipendentemente dal senato, da’ partitarî, o da’ mercadanti (1748).
      Duranti queste turbolenze lo strategoto che mai facea? Altri vogliono ch’ei se ne stesse ritirato al borgo di s. Leo, senza punto interessarsi in quelle vertigini: guardando da lontano con occhio asciutto il sagrifizio, che si facea delle case, e delle mobiglie di quei senatori, e di molti nobili, e cittadini. Il Longo (1749) avvisa, che i movimenti della plebe furono due nel riferito giorno 29 di marzo, e che se ne suscitò un’altro agli 11 del seguente aprile; e che allora lo strategoto montando a cavallo girò per la città, menando seco l’immagine del re, e permise all’adirata plebe di bruciare le case di alcuni nobili, e de’ senatori.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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