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      Arrivato in Milazzo il nuovo vicerè prese possesso del comando politico, e militare, e la di lui cedola fu ivi stesso registrata ai 24 del medesimo mese di dicembre (1773), essendosi il marchese di Bajona astenuto di più ingerirvisi. Volle ancora questo nuovo governante sperimentare, se gli fosse possibile di ridurre i Messinesi all’ubbidienza del re Cattolico, e prese appena le redini del governo, promulgò un generale indulto per ritrarli dall’insana risoluzione, che presa aveano, colla speranza del perdono; ma cantò, come suol dirsi, ai sordi. Erano eglino così inviperiti, che superato avendo l’orrore della fame, prezzavano per nulla la propria vita. Chiuso l’adito a qualunque mezzo di persuaderli a rinunziare alla ribellione, seguì il marchese di Villafranca il piano incominciato dal suo antecessore, quanto è dire, di stringere sempre più la città, e di ridurla a cotale penuria, che fosse poi costretta a soccombere. Gli riuscì colle sue galee, e colle truppe che seco menate avea, di riprendere la Torre del Faro, ed ordinò che le medesime guardassero il così detto Braccio di s. Ranieri, colla quale provvidenza veniva anche impedito qualunque convoglio, che potesse arrivare per mare. Furono anche dalle truppe regie rovinate tutte le possessioni vicine alla città, essendosi saccheggiata, e incendiata ogni cosa (1774). Non vi ha dubbio, che questo modo di combattere era crudelissimo, e che se punto tardava il promesso soccorso dei Francesi, i Messinesi o doveano aprir le porte agli sdegnati Spagnuoli, o morire indispensabilmente sotto il peso della loro ostinazione.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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