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      In questo smarrimento niuno sapea cosa dovesse operare; e intanto il Vivonne incalzando l’azione, spedì due altri brulotti con camicie di pece ad incendiare la maestosa reale di Spagna, la quale saltando in aria per il fuoco attaccatosi alla così detta camera di s. Barbara, affondò due galee la padrona di Napoli, e la s. Giuseppe di Sicilia, ch’erano accorse per darle ajuto (1791).
      Ad una così lugubre tragedia erano inorriditi i Palermitani, e la capitale era piena di spavento; imperocchè le palle fischiavano dappertutto: lo scoppio degl’incendiati vascelli facea tremare le pareti delle case, e ne fracellava le vetrate: e il fumo s’era impossessato di tutte le strade. Subentrò all’orrore la compassione nel veder perire tanta brava gente, senza che se le potesse recare soccorso veruno. I baluardi, che avrebbono potuto tener lontana l’armata francese, erano sprovisti di artiglierìa, che la politica spagnuola avea fatto riporre in parte nel cortile del palagio arcivescovale. Corsero i cittadini ivi per prendere i cannoni, e portarli su’ bastioni; l’arcivescovo monsignor Luzana negò di compiacerli; ma come vide il furore della plebe, amò meglio di uscirsene travestito dalla sua casa, lasciando in balìa della medesima il far ciò, che volesse, la quale, senz’altro indugio se ne impadronì, e li portò al baluardo detto del Vega (1792), d’onde scagliando le palle venne a capo di fare allontanare i Francesi. Questa condotta del popolo palermitano fu approvata dal marchese di Villafranca vicerè, che da Milazzo scrisse una lettera al senato di Palermo rendendogliene delle grazie a nome del re, e disapprovando la condotta dell’arcivescovo, che avea resistito al volere del popolo, che guardava in quella occasione gl’interessi della corona.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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