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      Qual uso siesi fatto delle suddette scritture, se si sieno mandate alla corte, o siensi bruciate, non è arrivato alla nostra notizia; certamente non rinvengonsi ne’ nostri regî archivî di Palermo. I manoscritti del Lascari, ch’erano forse la cosa più preziosa, che ivi fosse, furono trasportati in Palermo nel regio palagio, e vi si conservarono sino all’anno 1696, come a suo luogo diremo.
      Nè perciò cessarono i rigori, che l’inflessibile conte di Santo Stefano, e il duro Quintana usarono contro l’afflitta Messina. Fu abolita la università degli studî, la quale era stata la nudrice de’ più belli ingegni, dove aveano seduto con onore, e con grossi stipendî i più cospicui uomini delle più rimote nazioni, per insegnarvi le scienze. Fu spianato sino dalle fondamenta il superbo palagio senatorio, ch’era nella piazza della cattedrale; poichè era stato il luogo, in cui si radunavano i rubelli; ne fu arato il terreno, e seminato di sale. La campana di bronzo, con cui erano stati chiamati i rubelli a consiglio, fu levata dalla torre, sulla quale stava appesa, e rotta in pezzi fu mandata in Palermo, per fondersene la statua equestre del re, di cui parleremo in appresso. Fu buttato a terra un piccol forte, che quei cittadini aveano inalzato alla bocca del porto, affine di battere il castello del Salvadore. Fu inalzata sotto il baluardo di porta Reale una batterìa a fior d’acqua, e furono diroccati l’oratorio de’ nobili chiamato degli Azzuoli, che assistevano i condannati a morte, e un braccio del monistero delle Vergini, come fabbriche, che poteano nuocere al castello di Rocca Quelfonia.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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