Questo dispaccio viceregio fu poi confermato dal re Cattolico Carlo II a’ 10 di settembre dell’anno 1682. Questa regia conferma fu registrata in Palermo nell’uffizio della conservatorìa a’ 26 di gennaro dell’anno seguente 1683 (1835).
      Visitata la città di Catania, e le piazze di Agosta, e di Siracusa, tornò il conte di Santo Stefano in Messina, dove diè principio alla famosa cittadella, che prima di partire per Catania avea disegnata col consiglio de’ più esperti capitani, e de’ più famosi ingegneri, che fu creduta allora una delle più celebri fortificazioni di Europa: atta a respingere per la parte di mare i nemici, che volessero assaltarla, e a tenere a freno dall’altra parte le turbolenze de’ cittadini. Questa però fu un’opera di molti anni. Siccome intanto nel sito destinato per questa fortezza vi era il castello di s. Giorgio, e il Lazzaretto, fu perciò d’uopo di far diroccare l’uno, e l’altro, e di far ergere in un luogo più distante, e in una forma più ampia la casa destinata per gli appestati, o di quelli che venivano da’ paesi sospetti d’infezione (1836).
      Date tutte le suddette provvidenze, volle questo vicerè portarsi in Palermo affine di celebrarvi le nozze del re Carlo II con Maria Luisa di Borbone figliuola del duca di Orleans, stabilite per opera del serenissimo Giovanni d’Austria nella pace di Nimega, per le quali si unirono in amicizia le due monarchìe di Spagna e di Francia. Le feste fattesi in Palermo in questa fausta occasione furono descritte, e stampate da Pietro Maggio (1837), da cui apprendiamo che oltre le altre pubbliche allegrezze furono a spese del senato di Palermo nell’ampia piazza della marina fatte due giostre, l’una a’ 25 di febbrajo 1680, e l’altra nel seguente marzo, le quali riuscirono superbissime per la ricchezza degli abiti de’ giostranti, per i generosi cavalli, ch’eglino montavano, e per le nobili livree de’ loro servidori.