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      Tolse egli a quei malandrini questo infame asilo, ordinando, che in erto luogo s’inalzasse una torre, di cui ancora osservansi le vecchie già rovinate fabbriche, che fe custodire dalle soldatesche. Così sloggiarono quei facinorosi.
      Pendea intanto la deposizione, e lo esilio del presidente, de’ giudici, dell’avvocato fiscale, e de’ procuratori fiscali della gran corte per conto della frusta con battiture fatta dare al soldato spagnuolo. Eglino ne aveano fatti i ricorsi alla corte di Madrid, e il re avea disegnato il reggente Pietro Valero, come visitatore generale, per esaminare la condotta de’ mentovati ministri. Venuto questi in Palermo fe allontanare tutti i congionti del presidente Joppolo, ch’era il più potente; e poi fatto il processo, riconobbe che tutta la colpa dovea rifondersi nel capitano di campagna, che non dovea menare il soldato nella regia vicarìa, ma al corpo di guardia, per essere condannato da’ suoi legittimi giudici. Dietro a questa consulta del regio visitatore, il monarca Cattolico con suo dispaccio de’ 31 di luglio dichiarò assoluti da ogni reità i suddetti ministri, ed ordinò, che fossero restituiti nelle loro primiere cariche, come costa dal viglietto indirizzato al conservatore dello stesso vicerè, e dato in Palermo a’ 31 del seguente agosto (1851).
      Stava intanto a cuore di questo governante la cittadella di Messina, come quella, che avrebbe eternato il suo nome. Per quanto Carlo Nurembergh ingegnero reale, che ne avea fatto il disegno, usasse ogni diligenza, per portarla al suo compimento, nondimeno sembrava al conte di Santo Stefano, che si andasse assai lentamente, e lusingavasi che la sua presenza potesse molto conferire a sollecitarne gli operarî. In questa persuasione venendo l’estate dell’anno 1682 si restituì a quella città, dove non si trattenne che poco tempo, e fece ogni opra, affinchè questa gran fabbrica giungesse al suo termine; e dopo di avere date le convenevoli disposizioni, ritornossene in Palermo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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