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      Ma poichè questo cavaliere ricusò di fare questa fede, perchè credea che fosse bastante la sua parola, i deputati restarono fermi nella loro risoluzione, e impedirono lo sbarco. Questa notizia, che afflisse il conte di Santo Stefano, tenne in angustia ancora tutta la città di Palermo. Dubitavasi che questo cavaliere non facesse preponderare l’amore verso i suoi alle giuste, e severe leggi della sanità. Crebbe il timore, quando giunse da Trapani una feluga, che conducea il segretario del marchese di Solera, e alcune robe, e persone appartenenti al consultore Quintana. Ma la condotta del vicerè fu così saggia, e prudente, che attrasse le lodi universali. Preferendo egli il ben pubblico alla paterna affezione, negò la pratica a coloro, ch’erano stati spediti dal figliuolo, e fe tosto partire un’altra feluga, sulla quale fe imbarcare il senatore Giovanni Bonavides, ordinando al marchese di Solera, che facesse la ricercata fede. Fu tardo il rimedio: erano sopraggiunti in Trapani nuovi avvisi, che assicuravano essere tutti i paesi marittimi della Spagna attaccati dalla peste. Laonde i deputati della sanità di detta città non credettero più bastante lo attestato del marchese, e risolvettero per la sicurezza del regno di sottomettere le due galee con tutto l’equipaggio ad una rigorosa contumacia. Il conte di Santo Stefano fermo sempre nel volere che si allontanasse dalla Sicilia ogni pericolo di pestilenza, fe questo altro sacrifizio, e aderì alle premure della deputazione di Trapani.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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