Stabilì adunque, che s’intimasse per i 18 di marzo dell’anno 1684. Arrivato il detto giorno palesò egli nell’apertura la compiacenza del sovrano per lo straordinario donativo offertogli nello antecedente parlamento: assicurò, che il denaro allora esibito si era tutto impiegato nel riparare, ed accrescere le fortificazioni del regno, e principalmente nella fabbrica della cittadella di Messina, la quale era vicina alla sua perfezione: non mancando al suo compimento, che una terza parte; rappresentò di poi le vessazioni, che la Spagna soffriva dal re di Francia, non ostante la già fatta pace: per la qual cosa era d’uopo al re Cattolico di riprendere le armi contro di questo inquieto vicino, ed esibì in questa occasione la mentovata lettera del re de’ 16 di dicembre dell’antecedente anno, per cui richiedea nuovi e straordinarî sussidî (1857). Gli ordini dello stato esaminarono maturamente le proposte del vicerè, e cercarono il modo, come potessero compiacere sua maestà; e determinarono oltre i soliti ordinarî donativi, di accordarne uno straordinario di cenquaranta mila scudi, [423] settanta de’ quali furono ripartiti con giusta proporzione agli ecclesiastici, a’ baroni, ai mercadanti, e alle città di Palermo, e di Messina, compresivi gli avanzi, che avea la deputazione del regno, come leggesi negli atti di questa adunanza, e per gli altri settantamila fu imposta la gabella di trenta carlini sopra ogni quintale di zucchero, che s’introducesse nel regno: qual gabella fu valutata per l’intera somma di settantamila scudi; inguisachè se fosse maggiore andasse a vantaggio del regio erario, e se minore, non fosse il regno obbligato a supplirne la mancanza (1858). Questa risoluzione de’ parlamentarî fu comunicata a’ 23 dello stesso mese al conte di Santo Stefano, col consueto donativo delle once mille solito darsi a’ vicerè, e i regali per il suo cameriere maggiore, e per gli uffiziali regî.