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      Siccome questa era in commercio, certuni avidi di denaro, profittando della tolleranza del governo, che la soffriva, ne fabbricarono di soppiatto una grandissima quantità, e ne inondarono tutta l’isola con gran pregiudizio de’ negozianti. Si era applicato il conte di Santo Stefano in questo medesimo anno a rimediare a cotale inconveniente, e sino da’ 9 di marzo avea col voto del sacro consiglio promulgata una prammatica (1868), con cui minacciava la pena di morte a tutti coloro, che o fabbricassero in avvenire monete false, ed adulterate di rame, o di argento, o le introducessero nel regno: gastigo, che non si era prima mai inflitto agli adulteratori di monete. Valea questa prammatica per impedire che si coniasse, o s’introducesse nel regno nuova moneta falsa: ma come rimediare a quella, che già vi si era introdotta, e circolava per le mani di tutti? Riparò anche a questo disordine il vigilante vicerè, e a’ 5 di settembre di quest’anno ordinò con suo dispaccio, che ciascheduno de’ cittadini recasse alla regia zecca le monete di rame, buone o cattive, che fossero, acciò fossero riconosciute dai periti, a’ quali comandò, che restituendo le buone, tagliassero le adulterate, e le ricevessero a peso di rame per rifonderle secondo il giusto valore, e per renderle quindi a’ padroni, che doveano pagare le spese della fabbrica. Acciò poi questa commutazione divenisse più agevole, e non restasse impedito lo interno commercio delle città, e terre, fe collocare nelle pubbliche piazze alcuni uffiziali, i quali aveano l’incarico di ricambiare le false monete colle buone, proporzionandone il valore.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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Santo Stefano