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      Andossene il nuovo vicerè a Castellammare, aspettando che partisse il suo antecessore, il quale si pose alla vela dopo due giorni con tre galee della religione di Malta (1875), cioè agli 11 del ridetto mese. Nel dì seguente entrò il duca di Uzeda in città, e prese possesso alla cattedrale nella costumata forma, dove fu letta, e registrata la reale cedola (1876).
      La partenza del conte di Santo Stefano non lasciò punto afflitti i Siciliani. La nazione non era avvezza ad avere per lungo tempo [427] lo stesso governante, e s’era cominciata a nojare delle replicate conferme, che il duca di Medinaceli gli avea ottenute, e non vedea l’ora di averne un nuovo. Questo desiderio, ch’è comune a tutti i popoli, i quali si lusingano, che cambiando il governo, sia per cambiarsi la loro sorte, è singolare ne’ Siciliani che amano sempre le novità. Per altro, sebbene egli mostrasse di esser giusto, e severo, nondimeno sotto il di lui viceregnato, malgrado che fosse cessata la guerra, si trovò il regno assai più povero di quello, che non era prima stato; e questa miseria attribuivasi alle ingenti somme di denaro, ch’egli mandava alla corte per tenerla contenta, e per farsi così perpetuare nel reggimento della Sicilia, e alle considerabili spese, che fatte avea nella costruzione particolarmente della Cittadella di Messina. Nè mancarono degli storici (1877), anche imparziali (1878), i quali opinarono, ch’ei se ne partì traricco, nulla ostante il rigore, che addimostrava nell’amministrazione della giustizia.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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