Sulla fine di questo anno, essendo corsa fama, che la peste avesse attaccate alcune città del regno di Napoli, ed in particolare Conversano, Bari, e Mola nella Puglia, e trovatasi non priva di fondamento, il vicerè [430] Uzeda nello entrare l’anno 1691 agli 11 di gennaro bandì i suddetti luoghi, interdicendone ogni commercio: e poi a’ 31 dello stesso mese vietò anche ogni comunicazione colla stessa città di Napoli, di cui eravi sospetto, che vi fosse penetrato il contagio. Promulgò poi colle stampe alcuni regolamenti, co’ quali prescrivea che ne’ porti di Sicilia in avvenire non si dasse pratica a veruna barca, che vi arrivasse, eccettine quelli di Palermo, di Messina, di Siracusa, e di Trapani, nei quali erano destinati i deputati della sanità, che doveano prima esaminare le patenti, e fare le necessarie indagini, per sapere d’onde le barche erano partite, dove avessero abbordato, e se avessero nel cammino avuto commercio con altri bastimenti, e poi accordar loro la pratica. Nella capitale inoltre furono chiuse alcune porte della medesima, e in quelle che doveano tenersi aperte per l’interno commercio furono assegnate persone di circospezione, e nobili per custodirle giusta le istruzioni date nel bando (1897). Ne’ dubbî di contagio non vi è diligenza, che sia bastevole; questo male s’introduce in tante, e così strane maniere, ch’è gran sorte, qualora si arriva a tenerlo lontano. Bisogna credere che non abbia avuto ulteriore progresso; giacchè nè gli scrittori napolitani ne fanno motto, nè i nostri più ne parlano; il solo Muratori (1898), per quanto a noi costa, rammentò che la pestilenza inferociva nel regno di Napoli.