Questo spettacolo si attirò la universale approvazione così per la dolcezza de’ concerti, che per la novità della invenzione, di cui fu autore il giureconsulto Giuseppe Prescimone (1914). Dimorò egli in quella città sino a’ principî di novembre, e partitosene ritornò a Palermo, dove giunse a’ 14 del medesimo mese (1915).
      Una generosa azione, e degna di essere scolpita a caratteri indelibili negli annali di questi tempi, fe l’amabile Carlo II. Era molto tempo, che per i pressanti bisogni della corte si erano vendute a’ particolari le così dette tande regie, e quelli aveano perciò sborsate ingenti somme di denaro. Sono le tande, o dande regie rendite del real patrimonio, all’esazione delle quali subentravano coloro, che le aveano comprate. Alcuni ministri spacciarono, che si erano vendute assai meno di quel che valevano, e sotto il pretesto di una enorme lesione fatta al fisco, adoprandosi la forza, furono di nuovo incamerate. Si dolsero di questa violenza i proprietarî, e ne fecero arrivare le loro giuste lagnanze al regio trono. Carlo, che abominava le caricature de’ suoi ministri, e conoscea che con esse andava addietro la parola reale, ordinò che si restituissero nel possesso delle tande i compratori. Nonostante questa saggia reale determinazione se ne differiva l’esecuzione con diversi cavilli. Fu di mestieri che S.M. si armasse di severità, e scrivesse al vicerè che volea eseguiti subitamente i suoi reali dispacci. Così per sovrana munificenza riebbero i compratori ciò, di cui erano stati ingiustamente spogliati (1916). Da quante oppressioni sono i popoli liberati, quando i principi esaminano co’ proprî occhi le cose, ed è libero il varco alla verità, per penetrare nei gabinetti de’ sovrani!